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Recensioni

 

Helle Helle - Dai cani

 

Anno: 2012
Editore: Atmosphere Libri
Pagine: 144
Note: trad. dal danese di Carola Scanavino
Titolo originale: Ned til hundene (2008)

 


Helle Helle non è del tutto sconosciuta in Italia, essendosi fatta apprezzare per un breve racconto apparso nell’antologia Nordic Light, uscita nel 2006 per Mondadori. Dai cani è il suo quarto romanzo, forse il migliore, vincitore di numerosi premi in patria e tradotto in 7 lingue. Si tratta di un testo molto breve, dall’andamento lento ma profondamente poetico, costruito su due piani temporali distinti, il passato della protagonista con la rivelazione degli avvenimenti che l’hanno portata alla crisi e il presente, in cui tenta faticosamente di riprendere in mano la propria vita.
Tutto inizia vicino alla costa danese, su una panchina presso la fermata dell’autobus, luogo in cui Bente, una donna di mezza età, cerca un posto in cui dare sfogo alle lacrime. Un giovane ciclista di passaggio, John, vedendola da sola le offre riparo dalla tempesta in arrivo invitandola a fermarsi nell’appartamento che condivide con la compagna Putte. Bente sta in quel momento raggiungendo le estreme conseguenze di un grave esaurimento nervoso e questo semplice invito la trascina inesorabilmente verso un nuovo inizio, netto e ben definito. La consuetudine con quelle persone semplici, il suo insinuarsi sempre più convinto in quella vita che non le appartiene e che le appare così diversa dalla sua vita passata, le fa capire come questa le stesse scivolando via senza essersene realmente resa conto. 
La narrazione, a poco a poco, svela la poesia delle piccole cose, dei semplici accadimenti, spesso divertenti, che riempiono le giornate e delle incombenze quotidiane che dividono, immutabili, le varie fasi del giorno. I continui richiami alla sua vita passata le fanno finalmente constatare come, partendo da un’esistenza di successo, Bente fosse in fondo sempre più diventata per il marito e i suoi conoscenti una presenza silenziosa, spesso anche ingombrante, come il suo vecchio mondo avesse cominciato sempre più a procedere autonomamente, in maniera quasi indipendente da lei.
In un primo tempo intenzionata a fermarsi solo per pochi giorni, ben presto Bente decide di fermarsi in quel luogo per sempre. La vita tranquilla della coppia che la ospita, le passeggiate in bicicletta, le visite ai vicini, la scoperta della rinnovata voglia di innamorarsi ancora, il quotidiano rito dell’andare a dar da mangiare ai cani che lo zio di Putte accetta di affidarle durante la convalescenza in ospedale riescono finalmente a farle comprendere come la vita frenetica dei tempi moderni stia sempre più cancellando la felicità che deriva dalle cose semplici. Il senso del libro è tutto in questo.
Lo stile asciutto e minimale della scrittura che non si spinge mai a svelare più di quanto sia necessario, fanno sì che, una volta iniziato il libro, non si riesca più ad abbandonarlo. In conclusione, Dai cani è un raro gioiellino che merita di ottenere anche in Italia il successo che ha ottenuto altrove. È un libro che racconta una storia piccola ma importante, bella e verosimile, ma soprattutto adatta a tutti.
 
Riccardo Marmugi
 

Voto: 9/10

 

   
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