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Recensioni

 

Mikko Rimminen - La giornata del naso rosso

 

Anno: 2013
Editore: Atmosphere Libri
Pagine: 232
Note: trad. dal finlandese di Antonio Parente
Titolo originale: Nenäpäivä (2010)

 


Mikko Rimminen non è del tutto sconosciuto in Italia, dal momento che una cospicua selezione di suoi componimenti poetici era già stata divulgata in alcune raccolte antologiche e in alcune riviste di poesia italiane.
I suoi esordi letterari sono stati infatti di natura poetica grazie alla pubblicazione di due raccolte che gli hanno permesso di guadagnare fama in patria e all’estero, tanto da farlo universalmente ritenere uno dei maggiori poeti finlandesi contemporanei.
E questa sua ascendenza lirica si può cogliere anche nelle sue opere più tarde in prosa, ricche di neologismi, di audaci figure retoriche e di espressioni inusuali che rendono difficile catalogare il suo stile narrativo, da molti definito “antiprosa”.
La coraggiosa e sempre più sorprendente casa editrice Atmosphere Libri di Roma ha avuto il merito di pubblicare il romanzo migliore dell’autore finlandese, quel La giornata del naso rosso, pubblicato in patria da Teos nel 2010 e vincitore del prestigioso premio Finlandia.
Protagonista del romanzo è Irma, una donna di mezza età riguardo alla quale l’autore volutamente rivela poco. Di lei sappiamo che vive in un appartamento presso una zona residenziale di Helsinki, che al momento non ha lavoro e che ha un figlio ormai adulto che si intuisce essere implicato in affari poco puliti.
Irma, per avere dei minimi contatti umani più che per rompere la monotonia delle giornate vuote, si inventa un lavoro fingendo di essere l’addetta incaricata da una società di ricerche di economia domestica a raccogliere porta a porta questionari contenenti indagini di mercato.
In questa occupazione Irma si impegna seriamente, anche se il più delle volte le domande che pone sono tutto fuorché sensate. Lei stessa se ne accorge e capisce che prima o poi qualcuno potrebbe smascherarla, tuttavia continua imperterrita in questa simulazione perché ciò le permette di entrare nelle case prima dei suoi vicini e poi, in un secondo tempo, negli appartamenti borghesi di Kerava, periferia della capitale finlandese.
In queste sue incursioni riesce anche a instaurare legami di amicizia e a scoprire le abitudini quotidiane di un vasto campionario di gente del tutto comune. Le domande sempre più strane che si trova a fare e il suo atteggiamento sempre più maldestro, a tratti quasi fastidioso, incominciano però a generare sospetti, tanto che un giorno la figlia di un uomo anziano che aveva da poco contattato la denuncia alla polizia.
La notizia appare anche sul giornale e provoca la rottura del fragile equilibrio della donna, che incomincia a riconsiderare criticamente la sua vita passata e la sua situazione attuale.
Irma sparisce per un po’ dalla circolazione ma la morte di una persona di Kerava conosciuta durante una delle false interviste la convince a cercare nuovamente il contatto con i suoi amici. Al funerale però, credendo di essere stata scoperta, dopo un goffo inseguimento, viene fermata dalla polizia.
Gli ultimi capitoli del romanzo rappresentano un lento ritorno alla normalità della vita di sempre, questa volta con più serenità e sincerità, che le permettono anche di ricomporre qualche legame con la gente di Kerava.
Il romanzo è breve e molto intenso, divertente come spesso lo sono i romanzi di Paasilinna o i film dei fratelli Kaurismäki, ma La giornata del naso rosso è allo stesso tempo un libro profondamente serio, perché racconta il disagio di chi si trova improvvisamente solo e senza la solidarietà di chi ti vive vicino e soprattutto perché racconta l’affanno di chi si scopre improvvisamente senza un lavoro.
La protagonista Irma, se all’inizio è quasi irritante nella sua eccessiva goffagine, alla fine risulta intimamente umana, quasi un’anti-eroina che combatte contro l’alienazione della vita contemporanea e la disumanità dell’esistenza nelle metropoli moderne. Un'anti-eroina, appunto, che cerca di ottenere con l’inganno e con l’artifizio quell’empatia e quei rapporti umani che una società anaffettiva e indifferente come quella odierna normalmente negano.
Lo stile e le invenzioni linguistiche, magistralmente resi dalla perfetta traduzione di Antonio Parente, sono la cosa più notevole del romanzo e fanno desiderare la traduzione in italiano di altre opere di questo brillante narratore.
Valga come esempio di questa freschezza di stile l’incipit del II paragrafo del capitolo I:

“Passarono un paio di giorni autunnali, di color pasta sfoglia, durante i quali non riuscii a produrre che pochi pensieri sprimacciati. Così trascorre le giornate chi è felice, pensai, o almeno chi è soddisfatto, o, come dire, normale, ordinario, moderatamente ottimista. Insomma, quando la vita ha un senso ed è sotto controllo.”
 
Riccardo Marmugi
 

Voto: 8/10

 

   
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